Nella luce di Mana Pools

Google Maps è il riferimento obbligato di chi voglia cercare un parco naturale in Africa: i normali atlanti domestici a malapena distinguono Zambia e Zimbabwe. Ecco come Mana Pools (Quattro Stagni, in un mix di lingua Shona e inglese), World Heritage Site, si presenta alla prima ricerca come un improbabile e ben poco esotico Laghetti stagionali con fauna selvatica.

Olivia Meneghetti
7 min readApr 3, 2021

Per arrivare a Mana Pools è più semplice passare dallo Zambia, trecento chilometri in auto da Lusaka fino a Chirundu, con attraversamento della dogana in senso inverso a quello dei numerosi migranti che passano dallo Zimbabwe allo Zambia in cerca di lavori stagionali: la speranza è sempre a nord.

La strada è un lungo nastro nero di asfalto nuovissimo, costruita da investitori cinesi per facilitare il passaggio degli enormi truck, che trasportano costantemente materie prime attraverso la parte sud-orientale del continente.

Poi da Chirundu ci si affida allo Zambesi per raggiungere il lodge nel mezzo del parco: quasi tre ore di navigazione, su un motoscafo veloce. Nell’avventura del viaggio lungo il grande fiume è facile dimenticare i segni dell’uomo; più difficile sfuggire alla suggestione dei racconti d’Africa (“Il dottor Livingstone, suppongo”).

La star delle rive, il gruccione carminio meridionale. Le oche egiziane e oche dal bernoccolo, condividono lo stesso habitat e popolano gli isolotti che movimentano il corso del fiume.

Al culmine della stagione secca, il fiume rappresenta la vita, per tutte le specie animali che popolano l’area. Mentre camminiamo in fila indiana nella foresta, un misto di alberi fitti e terra inaridita, vedo un elefante da vicino. Lo sguardo fra ansioso e intimidito, ci lancia una rapida occhiata, poi il giovane maschio prosegue solitario, in direzione opposta alla nostra.

Altri elefanti però hanno accettato la presenza dell’uomo e si lasciano avvicinare per pochi, preziosi minuti. La proboscide raccoglie foglie e rami con delicatezza, le zampe soffici spostano in silenzio un animale di qualche tonnellata. La consapevolezza dell’incontro: “io guardo te, tu guardi me”. Il loro numero in questo parco sembra maggiore della realtà, perché tutti si concentrano nelle vicinanze del fiume. Il Parco di Mana Pools si è impegnato moltissimo nella loro protezione, ma anche così nel primo ventennio del secolo il loro numero si è dimezzato. Il gigante gentile è vittima del commercio d’avorio, che è stato vietato in moltissimi paesi ma continua sotto forma di contrabbando. D’altra parte il commercio illegale di animali selvatici è la terza fonte di reddito per la malavita organizzata, dopo armi e droga.

Fa parte del fascino di questo parco, rispetto agli altri che si possono visitare in Africa, l’avere lodge non recintati. Nelle ore più calde, quando non si può uscire per i drive, si rovesciano le prospettive restando chiusi in casa e guardando gli elefanti che girano intorno alla casa, ghiotti dei baccelli che cadono dalle Albidia che crescono intorno.

Di giorno non si muove quasi nulla, il caldo è eccessivo per tutti, e gli animali si spostano appena, sfruttando le zone d’ombra.

La competizione per la poca erba rimasta è fortissima. I bufali non hanno molti nemici; si muovono in grandi mandrie, ma la presenza dei piccoli rende le femmine molto diffidenti.

L’eland comune, o antilope alcina, è altrettanto imponente. Il maschio è grande come un toro. Eppure quando si muove al trotto dà un’impressione di leggerezza e dignità, con la testa tenuta bene in alto.

L’ agilità e i corpi snelli degli impala fanno un bel contrasto con l’eland. Maschi e femmine formano branchi separati e i maschi già simulano i combattimenti della stagione degli amori. L’antilope più bella è il kudu maggiore: con le sue corna a cavaturaccioli è diventato il simbolo dei parchi sudafricani.

La vita è sospesa in attesa delle piogge, che finalmente riporteranno l’abbondanza. Raggiungere gli stagni e i pochi rivoli d’acqua che sono rimasti è il desiderio di tutti gli animali, ma il rischio è forte, perché anche i grandi cacciatori conoscono bene la strada e sono puntuali con l’appuntamento serale alle pozze di abbeverata.

Le dispute dei babbuini sono la colonna sonora costante delle mie giornate, ma sembra che il tramonto ne scateni la litigiosità. Le grida sono acute, stridenti, fortissime. Scatti d’ira, continui, per un nulla, come un mezzo baccello o forse solo uno sguardo, femmine da inseguire, brevi fughe o lunghi inseguimenti urlanti. Aggrappato al ventre della madre, un piccolo si abitua a salite e discese vertiginose. Non ci si annoia, in una vita da babbuino: lo stress fa parte della vita da primate.

Per parte loro i cercopitechi sono sempre pronti al furto, se appena ne scorgono la possibilità, o alla ritirata strategica, al primo accenno di una minaccia. Nel lodge, dove i letti sono praticamente all’aperto e protetti solo da una rete, durante il giorno bisogna chiudere tutto nelle valigie, perché i piccoli riescono a infilarsi tra le maglie e saccheggiano tutto alla ricerca di cibo.

L’aspetto pacioccone dell’ippopotamo diventa molto meno amichevole, se si ha la possibilità di osservarne le zanne: si dice che uccida più persone lui che il leone, in Africa. Passa le giornate in acqua, per proteggere la pelle incongruamente delicata, e calata la sera esce a pascolare. I suoi passi smuovono il terreno fangoso delle rive degli stagni, un banchetto per gli aironi guardabuoi che si cibano dei piccoli animali che popolano il fango.

Il cane selvatico africano, o licaone, è in forte pericolo di estinzione, principalmente per la riduzione del suo habitat. Quello di Mana Pools è uno degli ultimi grandi branchi. Quando arrivo, i resti dell’ultima preda sono ormai diventati il gioco dei cuccioli del branco, non meno feroci degli adulti peraltro, per questo animale che è considerato il predatore di maggior successo, molto più abile dei grandi felini. Osservarne la caccia è un privilegio, e uno strano brivido corre lungo la schiena, quando in pochi secondi scova, rincorre, uccide e sbrana la sua vittima.

Ma la caccia più esaltante è quella ai raggi del sole che filtrano fra gli alberi, illuminando un mondo irreale nella sua primitività. Cammino rapidamente fra i cespugli, fino a trovare quella speciale apertura fra il fogliame dove i raggi del sole, filtrati dagli alberi, sembrano creare un cuore.

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